“Sommersione” di Sandro Frizziero: recensione

Titolo: Sommersione
Autore: Sandro Frizziero
Casa Editrice: Fazi Editore
Anno: 2020
Pagine: 190
Collana: Le strade

Non c’è futuro sull’Isola che, a ben vedere, altro non è che una cicatrice del mare, un postaccio, insomma, dove non cresce nulla se non i platani piantati dal comune e le ostinatissime tamerici che ancora si aggrappano alla sabbia della spiaggia.

La ruvidezza.

La ruvidezza delle mani da pescatore. La ruvidezza dello sguardo di anziano. La ruvidezza del carattere iracondo. La ruvidezza delle parole. La ruvidezza dell’Isola.

Si diceva che, una volta, l’Isola ospitasse più gente, che fosse molto popolosa. Ora, invece, non c’è nulla. L’Isola, collegata alla Terraferma attraverso dei battelli, non offre una vita prosperosa ai pochi giovani, che si divertono a prendere in giro i più anziani, quelli che si divertono, a sua volta, a bestemmiare su ogni caratteristica della vita.

E poi c’è lui, il nostro protagonista, che dagli abitanti dell’Isola viene additato come il più cattivo delle persone. Un tempo era il più bel ragazzo che tutte le fanciulle desideravano, o almeno è quello che crede. Giovane e scattante pescatore sopra l’imbarcazione più importante, l’Audace.

Ora non è più nulla, soprattutto da quando la Cinzia, moglie servile e devota alla chiesa, è morta. Si è piegato ad un decadimento fisico, non si cura più della sua vita, della sua igiene e il suo pensiero fisso è la morte. Lasciato solo dalla Simonetta, figlia buona ma lontana dal mare, così diversa da lui, che dal padre ha imparato il mestiere. La Simonetta no, invece, proiettata nella sua vita sulla Terraferma insieme al marito.

Vive da solo, sull’Isola. Accerchiato dai suoi demoni, dai ricordi passati e con il carattere burrascoso che lo corrode dentro.

Nonostante ciò, tu non puoi lasciare l’Isola, lo sai bene. E’ il prezzo da pagare per il male che hai fatto. Questa sottile striscia di terra che emerge a malapena dalle acque per te è un penitenziario, un carcere di massima sicurezza. […] Tu di questo carcere conosci praticamente ogni segreto: la disposizione ramificata delle celle, l’occupazione dei vari detenuti, i turni delle guardie, i percorsi dei pattugliamenti. Proprio per questo sai che la fuga è impossibile.

E’ l’odio, che gonfia il cuore del nostro protagonista. L’odio per se stesso e per gli altri. Riesce a creare un quadro di ogni componente dell’Isola con ribrezzo, portando in superficie ogni più piccolo difetto.

Ma, anche se non riesce a scappare, anche se non può scappare, è destinato a perdersi all’interno del suo male, nella sua cattiveria, è destinato ad essere sommerso dalla solitudine. Sommerso proprio come, un giorno, capiterà con l’Isola, di cui non rimarrà nessuna traccia.

L’asprezza è la caratteristica principale che ci accompagna nella narrazione. La crudeltà delle parole, dei pensieri messi su carta del nostro protagonista fanno ribrezzo. Quell’odio che tanto serba, riesce a farlo emergere fino ad incanalarcelo dentro. Perché il lettore non riuscirà ad amare questo protagonista meschino e violento.

Ma amerà lo stile, l’arte di Sandro Frizziero nel trascinare il lettore dentro quell’Isola, dentro la testa del protagonista. Il lettore si sentirà quasi scandalizzato ad ogni parola, forse non riuscirà mai a comprendere in pieno il personaggio. Eppure, il libro riuscirà a rimanere impresso sulla pelle. Insieme alle alghe, ai pesci, alle reti, all’odore salmastro dell’atmosfera dell’Isola.

Ringrazio l’ufficio stampa della Fazi Editore per l’invio della copia cartacea🌹


346 letture

Valutazione

5

Trama

5.0/5

Stile

5.0/5

Personaggi

5.0/5

Copertina

5.0/5
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5

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