“Stiamo abbastanza bene” di Francesco Spiedo: recensione
Tu non lo sai, non lo puoi sapere, quanto è deprimente una città nella quale non posso incrociare il tuo sorriso.
Andrea ha quasi ventisei anni ed è partito.
Oppure è fuggito?
Ha lasciato la sua Napoli e con l’odore di salsedine attaccato alla pelle ha raggiunto Milano.
Ha lasciato tutto alle spalle per ritrovare se stesso…ma a che prezzo?
Adeguarsi alla frenetica vita del Nord non è facile, soprattutto quando i suoi genitori ed i suoi amici ritengono la sua decisione una sciocchezza, un’esagerazione, robe da adolescente, da liceo.
Ma Andrea non si arrende e si crea un suo posticino in un monolocale dove la muffa del soffitto sembra pian piano divorarlo mentre accetta il lavoro di sostituto portinaio.
Nomi e numeri da memorizzare e con una laurea in matematica, con un cervello che trova pace negli angoli delle numerazioni, è pronto a far fronte a quei giorni di confusione mentale ed esistenziale. Accetta di adempiere a lavoretti che lo riempiono a metà: addetto alla sicurezza notturna in un supermercato, cameriere.
Corre tra le vie di Milano, Andrea, oppure è quello che vorrebbe, ma la solitudine che si porta addosso, il vuoto che si porta dentro lo rendono lento, malinconico, vivo per metà.
Perchè è inutile negarlo, soprattutto a se stesso. E’ scappato da Napoli, ed è fuggito via come un ladro a causa di un amore finito ad un tratto, come uno schiaffo incassato inaspettatamente.
Non credere all’amore è soltanto un modo per difendersi. Non credo soltanto per poter essere smentito.
Si chiama Luisa, masticare il suo nome lo destabilizza ancora. Perchè anche se lontano, si è portato la sua essenza sotto pelle, dentro la testa, dietro gli occhi.
E vorrebbe davvero che la voce di Anastasia cancellasse il suono del sua voce, ma Luisa è un tarlo che non riesce ad estirpare.
Poi si volta e al Confine, dove lavora come cameriere, dopo i tre giorni da portinaio e quei pochi giorni da adetto della sicurezza, si tuffa negli occhi di Clara e ci vede qualcosa. Quel qualcosa che potrebbe cancellare Luisa per sempre.
In una ricerca di se stesso, Andrea crede di essersi trovato, ma poi arriva il Natale, e si sà, le feste bisogna festeggiarle a casa. Scendere al Sud lo porta a fare i conti con la realtà da cui è sempre scappato, da quella realtà che Luisa è stata capace di comprendere prima di lui.
E quando finalmente si aprono gli occhi, si toglie il velo che offuscava ciò che non riusciamo a vedere, quando si accettano i propri sbagli, quando si ammette di essere stati forse un pò stupidi, allora sì “Stiamo abbastanza bene”.
Andrea Lanzetta è un personaggio così talmente imperfetto da risultare molto reale. Si porta una solitudine addosso con cui cerca di fare i conti ogni giorno, provando ad abbattere gli ostacoli che la vita gli mette davanti.
E’ pieno di difetti. E’ ottuso, non crede in se stesso e legato per metà a pregiudizi di cui pian piano si libera.
“Stiamo abbastanza bene” è un libro che conquista il lettore pagina dopo pagina con facilità, con uno stile pulito e punteggiato dal sarcasmo molto apprezzabile. Andrea, con tutti i suoi pensieri e le sue insicurezze è lo specchio di quei giovani che trovano difficoltà nell’affrontare le responsabilità, preferendo scappare o circumnavigarle. Resta comunque impossibile non legarsi a lui.
Ringrazio la casa editrice Fandango Libri e Riccardo per questa collaborazione e per l’invio della copia cartacea.